Racconto Cuore Sensibile "Il premio" (Capitolo1 parte seconda)





"Mh.. Mh.. che profumino delizioso! Si direbbe pesce. Ho indovinato zio Efi?".
Aveva sempre chiamato lo zio: "zio Efi", e mai per intero "Efisio".
Lo trovava più confidenziale, ed era rimasto invariato da quando ancora molto piccolo, non riusciva a pronunciarlo bene. 
Giovanni vedeva lo zio armeggiare intorno ad una metà di quello che era stato una volta un vecchio ex scaldabagno trasformato in un malcapitato barbecue di sopravvivenza. In ogni caso, pensò che se anche fosse stato un moderno Robinson Crosuè almeno non sarebbe morto di fame.
Lo zio attizzò meglio le braci con un vecchio bastone di alluminio, un bastone che dava tutta l'aria di essere stato, molto probabilmente, utilizzato come scopa. 
"Povera scopa, privata del suo bastone!" osservò tra se e se, "qui ci sono pochi attrezzi e quei pochi  sembrano tutti ripieghi di fortuna. Come la spazzola ad esempio!".
Al suo risveglio, per prima cosa  aveva cercato un pettine per pettinarsi, poiché ogni mattina i suoi capelli prendevano una forma tutta loro: restavano irti da un lato facendolo sembrare un buffo cartone animato giapponese. Aveva trovato un pettine, ma era così sdentato che non aveva potuto utilizzarlo. Nel bagno, o meglio, in quello che sembrava "una parvenza" di bagno, rovistando dentro tante scatolette piene di cianfrusaglie accatastate alla rinfusa trovò: pezzi di lamette, pennelli spelacchiati di varie dimensioni per la barba, saponette ammaccate...  Infine, aveva trovato una vecchia spazzola:
"Appartenente come minimo al mio trisavolo!".
Tutto intorno al manico del nastro adesivo permetteva alla 'struttura' di rimanere ancora "in vita".
Dopo aver riportato i capelli alla loro abituale posizione, si rivolse alla spazzola:
"E "Lei" reggerà ancora nei "decenni" avvenire e nei secoli dei secoli!! Amen!" esclamò, rimettendola esattamente dove l'aveva trovata.
Lo zio si allontanò un attimo dal ultimo modello di "barbecue", per bere un bicchiere d'acqua e dicendogli:
"Guarda tu stesso. Dimmi se sono pronti".
Giovanni controllò la pietanza che cuoceva, ed esclamò:
"Muggini arrosto!! Buoni!".
Non che non li avesse mai mangiati, ma all'aperto, con il cinguettio degli uccellini, il profumo degli alberi, e lo sciabordio delle onde nella risacca, era tutta un'altra storia!
Spesso, a motivo della stanchezza la Mamma ripiegava con economiche scatolette di tonno o con dei surgelati, i classici: sofficcini, patatine precotte da friggere ecc...
Non disdegnava mai niente con la fame che si ritrovava, ma riconosceva che per quanto buoni i bastoncini di pesce già pronti, non emanavano un profumo invitante come i pesciolini pescati dallo zio.
Non era un esperto, ma osservandoli da vicino ad un tratto esclamò:
"Zio, mi sbaglierò ma ho l'impressione che si stiano cuocendo un po' troppo!".
"Beh! Allora se pensi che siano pronti, salvali, no?".
Impacciato, Giovanni non sapeva ne da che parte, ne come prenderli. 
Ne acchiappò uno per la coda scottandosi le dita:
"Ahi!!" urlò.
Zio Efi accorse in suo aiuto:
"Fa vedere un po'... accidenti, hai ragione! Presto! Avvicinami quel piatto li sul tavolo".
Con fare esperto e sicuro, prese i pesci dalla griglia senza scottarsi minimamente le mani sui carboni ardenti, e li mise intatti sul tavolo sopra il piatto.
Un povero piatto scolorito e sbeccato da più parti. Li divise tra lui e il piatto del nipote. Un piatto gemello al suo per le sbeccature, solo meno scolorito.
Giovanni allungò immediatamente la mano per assaggiarne uno, ma subito in modo fulmineo la ritirò indietro per il troppo calore.
Lo zio, nel frattempo ne aveva già divorato due.
Giovanni lo guardava con invidia, soffiando sul pesce per cercare di raffreddarlo, e lottando contro le vespe che impazzite e affamate attaccavano nella disperata ricerca d'avere la loro parte di 'ingiusto' bottino.
"Via, via!"  esclamava irritato e affamato, scacciandole con le mani.
Zio Efi lo redarguì:
"Piano! Fai piano! Se ti pungono, allora sì che sei fritto! Beh? Come hai trovato il mare stamattina?".
Il pesce si era raffreddato un po', ed aiutandosi un po' con forchetta e coltello, Giovanni tentava di mangiarlo:
"Talmente bello zio Efi, che non mi sono reso conto che fosse già arrivata l'ora di pranzo. Il tempo è proprio volato via!".
Lo zio lo osservava divertito. Era il fratello della nonna materna e aveva gli stessi occhi del nipote. Inoltre, cosa ancora più sorprendente, al mattino i capelli prendevano la stessa buffa piega: irti di lato come quelli di Giovanni.
Ancora un mese e avrebbe compiuto 68 anni. Originario di Sant'Antioco, aveva preferito la compagnia e il rumore del mare, al paese. Il turismo estivo lo infastidiva.
"Troppo chiasso!" ripeteva a chi gli chiedeva come mai preferiva vivere in una baracca tutto solo, e non in una confortevole casa al centro del paese con tutti i servizi a portata di mano.
"Preferisco la vita "spartana" a quella "mondana" spiegava convinto.
In passato il paese aveva vissuto soprattutto di pesca, ma ora il suo volto era cambiato. In estate tutto, almeno dal punto di vista della nuova generazione, era più "vivo".
"Sarà" pensava zio Efi "più "vivo" per chi ama il rumore. Senz'altro meno tranquillo per i "giovani di un tempo come me".
Si descriveva in tal modo, anche se nel profondo del suo cuore aveva tanta forza e voglia di vivere.
Inconsciamente si paragonò al nipote:
"Beh... non ho più i capelli che avevo una volta, ho messo su qualche chilo di troppo, ma sono ancora in forma!".
Giovanni sentiva sopra di sé lo sguardo indagatore dello zio, infastidito chiese:
"Che c'è zio? C'è qualcosa che non va?".
Riscuotendosi lo zio rispose:
"Eh? Niente, non è niente... solo pensieri di un "giovane di un tempo", niente di particolare. Forza che i pesci sono ancora caldi! Butta via forchetta e coltello! Usa le mani! Sentirai più sapore! " lo incoraggiò. 
Per terra vicino ai suoi piedi, giaceva un enorme bottiglione di vino rosso. Lo prese, si versò un generoso bicchiere colmo, colmo e ne versò uno, in modo altrettanto generoso al nipote:
 "Non si può fare un pasto senza di questo! Bevi figliolo! Da uomo a uomo" disse.
Giovanni non colse la sfumatura ironica intento a guardare il suo bicchiere che si riempiva.
Pensò:
"Se lo sa la Mamma! Ma lo zio Efi ha ragione, il vino è per gli uomini, e io sono un uomo!".
Il vino, di un bel rosso corposo era proprio invitante:
"Come è buono!! L'hai fatto tu, zio?".
Lo zio si finse offeso:
"Che domande! È naturale che l'abbia fatto io! Non penserai che compri vino alterato, annacquato o colorato, vero? Questo è puro e fatto con le mie mani, grazie all'uva che Dio crea. Vedi, nella nostra zona abbiamo un ottimo Carignano. Probabilmente i vitigni risalgono all'epoca dei Fenici che li importarono in Sardegna..."
Lo zio continuò la storia dei vini della zona, ma Giovanni terminato il pranzo, si sentiva alquanto assonnato e un tantino brillo, e non ascoltò nemmeno una parola. La sua mente annebbiata dal sonno, ricordò lo strano vecchio che aveva visto, e avrebbe voluto chiedere chi fosse.
Invece, tutto ciò che riuscì a dire fu:
"Forse, in fondo, un bicchiere di vino è troppo per me".
Quella fu l'ultima impiastricciata frase che mormorò un momento prima di cadere addormentato sopra un amaca a mezz'aria tra due alberi di cipressi.




Al suo risveglio, non seppe resistere al richiamo irresistibile del mare. Corse verso la spiaggia e si tuffò.
Amava nuotare! In pochi istanti raggiunse uno scoglio che maestoso spuntava fuori dell'acqua. Una piccola isola interamente di roccia.
Il tepore del sole scaldava il suo corpo bagnato. I suoi occhi verdi, avevano le stesse sfumature dell'acqua. Al passare delle nuvole diventavano più scuri. Quando si allontanavano il sole li rendeva di un verde chiarissimo.
Non poteva definirsi proprio brutto: capelli neri, fisico in fase di crescita, non aveva ancora raggiunto tutta la sua altezza, ma per i suoi 14 anni avere quasi un metro e sessanta d'altezza prometteva bene.
"Se solo non avessi le braccia così lunghe!" pensava, osservandosi "penso che le mie braccia siano sproporzionate rispetto alle gambe e a tutto il resto. Mamma dice sempre che non è così, ma cosa ne sa lei! Cosa può capirne!! Comunque, ha ragione quando dice che non sono poi da buttar via!".
Quest'ultimo pensiero lo fece ridere rumorosamente, ma al solo pensiero che qualcuno potesse vederlo ridere da solo, gli bastò per darsi un contegno. Si guardò intorno per rassicurarsi, e subito riconobbe il vecchio della mattina. Stava seduto sulla spiaggia e sembrava guardasse proprio lui.
"Eccolo!" esclamò a voce alta, "mi chiedo se sta guardando verso di me! Comunque" disse tuffandosi nuovamente in acqua, "voglio proprio vedere ancora una volta come è vestito!". 
Muoveva le braccia e le gambe in modo sincronizzato, merito dei mesi di esercizi in piscina. I genitori avevano insistito perché vi andasse. Lui si sentiva più attratto dal calcio, ma il nuoto era 'uno sport più adatto a lui', a detta loro.
Poi quando gli stava finalmente piacendo, con il licenziamento del padre anche quella spesa non necessaria, era stata tagliata. Forse ci sarebbe stata un'altra opportunità di riprendere, quando "le cose" si fossero rimesse al loro posto. 
In pochi minuti raggiunse la spiaggia. Ma quando arrivò non c'era già più, sembrava svanito nell'aria.
"Non può essere lontano! Dev'essere ancora nei paraggi!".
Raccolse il suo telo da bagno, e si avviò verso la baracchetta dello zio, guardando a destra e sinistra, nella vana speranza di vederlo. Non sapeva perché, ma si sentiva attratto dalla personalità del vecchio:
"Sarà per via dei suoi abiti" pensò, "stasera chiederò allo zio, e per stasera niente vino traditore Carignano!".
ci ripensò dopo due secondi: 
"Oppure, per non offendere zio Efi, solo due dita, solo due dita...".



Un bel falò illuminava la serata. La pancia era piena e lui si sentiva in vena di confidenze. Senza che lo zio gli chiedesse niente, iniziò a raccontare gli ultimi avvenimenti della sua famiglia, del suo quartiere, i suoi timori per la nuova scuola, i suoi progetti per il futuro e tante altre cose che non avrebbe mai pensato di poter dire a chicchessia, tanto meno allo zio. Se ne stupì lui stesso, conscio che in genere era ben poco propenso a rivelare i suoi pensieri, ma a tenerseli per se.
Lo zio ascoltava, annuiva e ogni tanto lo interrompeva con qualche domanda pertinente.
Ad un tratto si ricordò dello strano vecchio e domandò chi fosse. Non ottenendo risposta, rifece la domanda che cadde nell'aria come la prima.
Testardo ci riprovò per la terza volta, aggiungendo un:
"Zio mi hai sentito o no?".
Il bagliore del fuoco rese gli occhi dello zio ancora più verdi. Lo fissò a lungo, prima di rispondere bruscamente:
"Non conosco nessun vecchio".
Giovanni non si arrese:
"Ma zio, devi sicuramente conoscerlo! Indossa degli strani abiti, non passa certo inosservato!".
Zio Efi aggiunse altra legna al falò, sembrò pensare un po', poi diede libero sfogo ai suoi pensieri:
"Voi giovani! State a pensare solo all'apparenza! Per "voi" nulla è più importante di un giubbotto, un paio di jeans o scarpe che non siano di marca."
"Ma quali scarpe di marca! La nostra boutique è Jian il negozio cinese della strada adiacente alla nostra!" pensò.
Lo zio continuava la sua tiritera:
"Poveri genitori che si conformano al vostro "nuovo mondo" fatto di computer, videogiochi, tv, cellulari e tantissime inutili cianfrusaglie che non fanno altro che riempirvi la testa di cose pericolose e per niente istruttive".
Giovanni replicò inutilmente:
" Ma zio, io ho solo notato che un vecchio..."
Ma lo zio fu irremovibile:
"Ti ho detto che non c'è nessun vecchio" .
Detto questo, si alzò e gettò una brocca d'acqua sopra gli ultimi carboni ardenti, allontandosi verso il mare.
Rimasto solo, perplesso, Giovanni si domandò cosa avesse detto poi di tanto sbagliato da suscitare nello zio una reazione così imprevedibile.
"Tutti matti questi vecchi! Il primo quello che ho visto al mare, è fuggito quando mi ha visto.
Il secondo, tanto generoso e simpatico, stasera è diventato scorbutico. Che sia l'influsso della luna?".
Sorrise per questa sua trovata. Alzando gli occhi per ammirarla, non poté a fare a meno di pensare con un po' di malinconica, alla sua famiglia e alla sua casa.


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