Racconto Cuore Sensibile Il Thopet (Capitolo 3 parte prima)
Un commento davvero appropriato, delimitato da un grande recinto, si stagliavano le rovine di un antico insediamento fenicio.
"Zio Efi, cosa c'è di tanto interessante da avermi portato in questo posto?".
Le sue parole caddero nel silenzio delle ombre, poiché lo zio non gli rispose, completamente assorto nei suoi pensieri.
Quel posto dava i brividi a Giovanni, non sapeva spiegarsi il perché ma si sentiva a disagio.
La brezza della sera muoveva l'erba, le foglie degli alberi, e faceva gracidare le rane, frinire i grilli e le cicale.
Toccò la spalla di zio Efi e domandò nuovamente:
"Zio perché siamo quì?".
Lo zio aveva gli occhi umidi, rispose:
"Non senti nulla?".
"Beh, sento i rumori della campagna. E quelli del mio stomaco!" scherzò.
"No Giovanni, io mi riferisco a qualcosa che va ben oltre tutto questo. Sento ritmi tribali, danze frenetiche, urla strazianti, litanie d'estasi!".
Giovanni corrugò le sopracciglia preoccupato:
"Ma zio, quì non c'è anima viva all'infuori di noi due. Il paese è distante e non sento niente che assomigli anche lontanamente ad un accenno di musica. Ti senti bene?" chiese preoccupato.
"È tutto a posto, non preoccuparti figliolo. Questo è un posto che tocca i miei sentimenti nel profondo. Mi coinvolge come nessun altro posto ha mai fatto, ne farà mai. Sai, il nome stesso la dice lunga sulla sua storia. Questo è il famoso Thopet".
La lampadina della curiosità, si accese per Giovanni.
"Perché questo posto pieno di rocce e sassi, dovrebbe essere così speciale? E cos'è questo Tophet?".
"Prima aiutami ad accedere un bel fuoco, poi ti spiego. Il fuoco ci terrà un po' di compagnia, e ci scalderà".
La proposta non gli dispiaceva per niente.
Giovanni si diede da fare per procurare delle fascine di legnetta per un bel falò.
Di lì a poco, crepitava un bel fuocherello.
Piacevole, in un posto così tetro.
Il suo stomaco brontolò, ma lo zio insieme alla legna, aveva trovato anche dei fichi.
La cena era assicurata! Dolci, succulenti o fame inaudita? In ogni caso li trovò provvidenziali!
"Mi hai chiesto cosa vuol dire Thopet. Probabilmente il suo nome significa "luogo dell'arsione'. Se ci fai caso, quì intorno è pieno di vasi, interi o cocci rotti. Guarda lá!" indicò, "e anche lì" disse indicando in più punti.
Giovanni seguì i movimenti indicatori del suo indice, e pensò:
"Conosce davvero bene questo posto".
"Sai Giovanni, questi vasi sono chiamate "urne"."
"So cosa sono le urne zio!".
"Se sai cosa sono, sai anche a cosa servono."
"Chiaramente a contenere i resti di persone che non ci sono più."
"Bravo il mio saputello! Il fatto triste è che tutte queste urne che vedi, e poiché è notte non riesci a vederle tutte, ma credimi sono tantissime, sono urne di bambini".
Lo sguardo di Giovanni si posò nuovamente sui "vasi", ma con un interesse diverso.
"Quindi questo è un cimitero di bambini. Così tanti! Un epidemia?".
Lo zio scosse tristemente la testa:
"No. Ti ho detto del significato del nome "luogo dell'arsione", proprio perché ci sono buone probabilità che siano stati 'arsi' vivi, o meglio sacrificati agli dei che adoravano".
"Ma sono centinaia!!".
"Già, figliolo. Già... È assurdo. Sembra che proprio nel punto dove sei seduto tu, venisse tolta la vita a circa 2000 bambini. Bambini piccolissimi, di appena qualche anno d'età, sono stati consumati vivi dal fuoco."
Sentendo questo, Giovanni provò come una scossa elettrica. Si alzò di scatto, si spostò dalla suddetta roccia, e si sedette sopra un'altra esclamando:
"Forse zio, alcuni sono nati prematuri, e li hanno sacrificati si, ma di fatto erano già morti!".
"Questo è ciò che dicono alcuni. Io mi sono documentato e sta di fatto che in altre parti del mondo, era consuetudine usare il Thopet per questo scopo. Molte volte la verità è scomoda da accettare. Si ha paura di ammettere che anche nella nostra storia ci sono stati dei periodi estremamente ingiusti e bui. Meglio dare una parvenza di memoria che non spaventi, no?".
Anche questa volta Giovanni rimase stupito dai ragionamenti dello zio.
Avrebbe voluto applaudire, invece si limitò ad abbozzare un sorriso e a dire:
"Sono d'accordo con te. La storia è piena di realtà scomode più grandi che sono state nascoste, per "ideali" di vanagloria, direi io. Come vedi, professor Efi tra 'eruditi,' ci si intende!".
Lo zio stando al gioco rispose:
"Oh egregio nipote, "lei" mi sorprende!".
"Non mi sottovaluti mai professore!".
Continuarono con uno scambio di battute per un po', poi lo zio Efi disse:
"Immagino ti stia chiedendo per quanto tempo ancora staremo quì".
"Non lo nego" disse ridendo Giovanni, "con te è tutto tra il mistero e la sorpresa!".
"Lo prenderò come un complimento".
"Lo è zio credimi, lo è" esclamò Giovanni.
"In realtà, aspettiamo qualcuno. Ancora un attimo di pazienza. Dovrebbe essere già quì..."
Giovanni abituato ormai alle stranezze dello zio, quasi non ci fece caso.
Mise qualche legnetto al fuoco, addentò qualche altro fico e attese paziente.
Commenti
Posta un commento
Grazie del tuo commento!