L' uomo comune

Ero semplicemente allibito! Non riesco a trovare una parola più adatta che possa esprimere il mio reale stato d'animo nel momento in cui, il prezioso documento che tenevo stretto tra le mani, mi rivelava che avevo ricevuto da un vecchio zio d'America, fratello della sorella di mio cugino, una cospicua eredità.
Ripeto per me stesso a motivo della mia incredulità: avevo ricevuto una cospicua e considerevole eredità.

Un uomo comune
 
In quel periodo ero scapolo o meglio, single😏 per "circostanza". La 'circostanza' era questa: ero semplicemente un uomo comune.
L'uomo comune è quello che, anche se va in giro vestito con i colori più sgargianti, nessuno ci bada. 
Lo so per certo, perché ho provato 'anche' questa opzione. 
Eh si! Nella mia vita ne ho provate tante, ma restava mia la convinzione che, l'uomo comune rimane sempre e comunque, l'uomo comune. 
Rassegnato, vivevo dando le spalle agli altri e la faccia al muro. Quella era la mia posizione preferita. Vivevo solo, trasandato, incurante. Avevo più una vista da talpa che da aquila. Per questo, dall'età di sei anni portavo grossi occhiali 'a fondo perduto'. Li chiamavo così per due ragioni: 
  1.  Perché erano dei veri e propri 'fondi di bottiglia'.
  2. Perché li perdevo continuamente.
Da bambino avrei dovuto mettere l'apparecchio ai denti, poiché incominciavano ad andare per conto loro. I miei genitori avevano insistito, ma io non avevo voluto. Tenere tutto quel ferro in bocca mi spaventava. Immaginavo che sorta di supplizio sarebbe stato entrare nei negozi con l'allarme che suonava ogni santa volta. Gli sguardi delle persone che additandomi avrebbero esclamato: 
"Ma guarda un po'! Così giovane e già ladruncolo!".
Non parliamo poi degli aeroporti! Mi avrebbero certamente ammanettato e  interrogato a lungo ogni volta che avrei tentato di prendere un aereo. 
Non ponendo alcun rimedio alla mia dentatura, i miei denti avevano deciso di andarsene ognuno per i fatti propri.
Il mio naso? Bitorzoluto pieno di sporgenze. 
Se non trovavo necessario sistemare i denti, tanto meno dovevo preoccuparmi di sistemarmi i capelli man mano che passavano gli anni. Non lo feci infatti, lasciandoli 'au naturel'.  Iniziai precocemente ad avere dei capelli bianchi. Ma invece di crescere sporadicamente uno qua e la, o sulle tempie, consultandosi tra loro, (ne sono certo) decisero di stabilirsi tutti al centro.
Penso di riepilogare egregiamente il mio aspetto dicendo che avevo: i denti a squaletto, gli occhi da talpa, e i capelli stile puzzola. In fondo gli animali mi piacevano!


C'era un altra cosa che mi sarebbe piaciuto avere: le attenzioni del 'gentil' sesso.
Essendo io un uomo comune, era quindi... comune, che non venissi mai notato.  
Cosa abbia di 'gentile' poi, non lo posso dire, poiché con me non lo erano mai! Non capivo proprio il perché. Eppure, avevo diritto anch'io di condividere la mia inutile, miserabile esistenza con qualcuno. 
Forse, da inutile sarebbe potuta diventare utile! 
Ogni tanto cercavo di darmi una smossa, ma i risultati non erano per niente incoraggianti. 


Intraprendenza

Ho sempre saputo che le donne amano i tipi intraprendenti. Per questa ragione, cercavo le occasioni per prendere l'iniziativa.
Quindi, quando mi ritrovavo in fila per pagare il caffè, ce la mettevo tutta per attaccare bottone con la ragazza più vicina. Probabilmente, con il bottone avrei dovuto mettere anche il ditale perché ricevevo sempre una rispostina pungente:  
"Scusi ma lei che vuole?".
Per farmi forza, mi schiarivo la voce con dei piccoli colpetti di tosse, ma non facevo altro che peggiorare le cose perché per dispetto veniva fuori nient'altro che un flebile sussurro. Ovviamente, a causa di questo, per forza maggiore, per farmi sentire dovevo necessariamente avvicinarmi al suo orecchio. Dopo di che sussurravo:
"Vorrei gentilmente farla passare prima di me".
La ragazza 'di turno' aveva, per la maggioranza delle volte, la stessa reazione delle altre, si scostava bruscamente, rispondendomi in modo ben poco gentile:
"Ma che vuole? Non mi stia appiccicato! Nessuno le ha chiesto niente! E poi non ho fretta. Se non la smette di importunarmi io...".
Inevitabilmente, puntuale come un orologio svizzero, arrivava 'un Lui': classica t-shirt bianca che fatica a contenere dei muscoli gonfiati con la pompetta del canottino d'estate, (non c'è altra spiegazione, sicuro...) alto almeno una ventina di centimetri più di me, con voce possente (beato lui...) dice la solita frase da "giustiziere della fila":
"C'è qualche problema? Questo uomo le sta dando fastidio?."
Al che iniziavo a balbettare un miserabile:
"No, no... È solo un malinteso..."
Il "giustiziere" portandosi le mani al cinto, (poveretto è convinto di avere le pistole...) risponde come solo Un classico "Lui" sa fare:
"E allora, se è solo un malinteso, fai in modo che diventi un beninteso, intesi?" .
Chi può permettersi di indossare una t-shirt bianca, cinto e voce tali, può anche permettersi di ammonire con cotanta intelligenza.
Il finale? Scontato: lei va via a braccetto con il "giustiziere della fila", e io pago per entrambi. 
Rimango solo, uomo inutile a domandarmi se l'intraprendenza è valida solo se hai la t-shirt giusta. 

Ora però, possedevo qualcosa che credevo avrebbe cambiato la mia vita in meglio. Almeno, così dicevano la maggioranza delle persone. 
C'era anche qualcuno, una minoranza, che diceva che i soldi non danno la felicità. Trovavo giusta anche questa affermazione. 
Ma io ero solo un uomo comune, la mia opinione non contava. Non mi ero mai preoccupato troppo della cosa. Ora invece, potevo appurare davvero se avere soldi poteva dare davvero la felicità oppure no. In ogni caso, cosa ne avrei fatto? 
Avrei potuto vivere di rendita per lungo tempo e spassarmela. C'era però un pericolo insidioso, avrei corso il rischio di prosciugare il capitale senza accorgermene.
Avrei potuto darne una buona parte in beneficenza. Molto social, molto filantropico. Eh bella cosa la beneficenza! Beneficenza per quali associazioni? Per le dame del centrino da tavola? Per il cercopiteco estinto in Amazzonia? Per la causa degli zainetti fatti a mano dagli inuit della Groenlandia? Troppe associazioni! Meglio non fare torto a nessuno...
C'era qualcosa che mi sarebbe piaciuto fare. Avevo sempre avuto una vera passione per gli affari. Gli affari degli altri, naturalmente... Ora potevano diventare pure: affari miei😁  

Accettabile

Non avevo idea su cosa comportasse mettersi in affari.  Riflettei per giorni sul da farsi. Da che parte dovevo incominciare? Una mattina mi misi davanti allo specchio e dissi:
"Ehi bello! Seconde te da dove devo incominciare?".
Lo specchio si fece prima due risate, poi ripresosi dal suo momento di ilarità, rispose:
"Prima di tutto guarda in faccia la realtà! A chi ti stai rivolgendo dicendo: "ehi bello"?Lo sai bene che non sei ne bello, ne brutto. Però voglio darti un consiglio, potresti cominciare con l'essere: accettabile"...
Subito replicai:
"Ma io mi accetto così come sono!".
Lo specchio alzò gli occhi al cielo, come a dire "povero scemo", e rispose:
"Tu si, gli altri no! Non ci si può mettere in affari con quella brutt... Insomma, non si può e basta. Devi cambiare! Capito?".
Mortificato mormorai:
"Cosa precisamente, dovrei cambiare?".
Stavolta lo specchio diventò panoazzo ma si controllò:
"Questa volta te lo dico con le buone. Tutto figlio mio. Tutto..."
Mi facevo paura da solo: la prossima volta sarebbero arrivate le cattive! 😵😵
Era meglio "darmi" retta. 
Incominciai a lavorare su più fronti. 
1. Diventare accettabile.
2. Diventare affarista.

Una bella sfida per un uomo comune come me😉
Ci sarei riuscito? Certamen... cioè... chi lo sa! 
Per scoprirlo attendi con pazienza tra due settimane.
😤😤😤
Niente sbuffi!! 🤭🤭






























Commenti

Post popolari in questo blog

Shopping al femminile

L' uomo comune (parte tre)

Shopping al femminile due