Racconto Cuore Sensibile Il Thopet (Capitolo 3 parte seconda)
Giovanni sussultò, scosso da quella inaspettata presenza. Ma visto che lo zio seguitava a guardare il fuoco, ignorando la nuova presenza tra di loro, pur essendo conscio, ne era sicuro, che la percepisse pienamente anche lui, decise di stare zitto e attendere i nuovi sviluppi della serata.
Il nuovo arrivato, faceva la stessa cosa: non parlava, lo osservava attentamente.
Non gli toglieva gli occhi di dosso, quasi volesse leggergli il pensiero, sin dentro la sua anima.
Giovanni cercava di non incrociare i suoi occhi. Imbarazzato dal quel provocatorio silenzio, accavallava le gambe, dondolando prima un piede, poi l'altro.
Sentiva che a dispetto di ciò che cercava di ostentare, una parvenza simile alla superiorità o noncuranza, nel suo silenzio quel vecchio era più forte di lui.
Pensava:
"Ma guarda questo! Chi sei? Cosa vuoi da me? Che gente! Tra lui che si veste così, e le bugie dello zio! È evidente che si conoscano! Ma io che centro nei loro strani modi di vivere? Perché invece ha negato? E perché siamo quì? Quanto tempo ancora staremo in silenzio ad aspettare? Aspettare cosa?".
Indispettito, incrociò gli occhi del vecchio. Li tenne fissi sui suoi per un po', sostenendone lo sguardo.
Gli occhi erano neri, neri come il carbone delle miniere dei paesi vicini. Erano occhi cupi, grandi e scintillanti. Il biancore della folta barba e dei baffi, creavano un bel contrasto. Bianchi erano pure i suoi capelli.
Nonostante fosse anziano, non era per niente facile dargli un'età precisa.
Giovanni prese ad analizzarlo minuziosamente. Incominciò ad osservare i suoi abiti. Dal buffo cappello a "berritta" ai calzari, tutto di ciò che indossava rappresentava la terra dove viveva.
"In effetti" ammise, "tutto è in perfetta sintonia con il posto."
Qualcosa si mosse nel buio della notte. Zio Efi prese ad allontanarsi in un punto indistinto.
"Forse sente il bisogno di andare al bagno", pensò.
Non riusciva a scorgerlo e l'idea di stare in quel posto con uno sconosciuto che non accennava a parlare, ne a muoversi, proprio non gli andava.
"Potrei sempre imitare lo zio".
Stiracchiandosi, si alzò e mosse dei passi nella direzione in cui era scomparso.
Ma non riuscì nel suo piano di fuga perché una voce burbera gli ordinò:
"Torna quì ragazzo. Siediti".
Un brivido percorse la sua schiena. Giovanni si affrettò a fare ciò che gli era stato ordinato.
"Chi è lei signore?" chiese con un misto di curiosità e timore.
Il vecchio non rispose alla sua domanda, ma ne fece una a sua volta:
"Quanti anni hai ragazzo?".
Giovanni si affrettò a rispondere:
"Quattordici, signore".
"Quattordici?" ripeté il vecchio, "sei ancora un bambino...".
Mal sopportando che gli si desse del bambino, con voce roca Giovanni ribatté:
"Non sono proprio un bambino. Se fosse così i miei genitori non mi affiderebbero i miei fratellini quando loro non ci sono, e non mi avrebbero nemmeno mandato quì, inoltre lei non mi conosce per nient...".
Il vecchio gli lanciò una tale occhiata di rimprovero che si sentì piccolo, piccolo e non terminò la parola.
Il vecchio riprese:
"Pensi che non ti conosca per niente? So quel che basta di te, figliolo. Quando dico che sei un bambino lo dico nel senso della vita stessa. Non la conosci poiché non conosci la vita nel dolore, nella sofferenza. Hai notato il posto intorno a te, quando ancora c'era la luce? Le rocce, le urne, da secoli stanno quì. Loro non parlano ma raccontano, non piangono ma hanno sofferto. Intorno a te tutto è stato dolore e grida. Riesci a vedere oltre questi sassi, queste rovine? Riesci a capire cosa ti sto dicendo?".
Il fuoco agonizzante attendeva di essere ravvivato. Le cicale e i grilli avevano smesso di cantare. La leggera brezza che soffiava e che portava via la calura del giorno, si era fermata. Tutto sembrava attendere la risposta di Giovanni.
"Signore, capisco che questo posto ha per lei e per mio zio un significato molto più grande di quello che possa avere per me poiché è la prima volta che conosco la triste storia di questo posto. La prego, mi aiuti a capire!".
"Perché no?" pensava, "chissà che ne verrà fuori! È tutto così imprevedibile con loro. Si, con loro, perché sono arci sicuro che lo zio si farà vivo nuovamente da un momento all'altro. Tò! Eccolo la!".
Un'ombra veniva avanzando. Di lì a poco il fuoco crepitava allegramente, i grilli e le cicale ripresero la serenata, e la brezza rincomiciò a soffiare.
Incominciava a prevedere bene i loro strani movimenti.
Lo zio dopo aver ravvivato il fuoco, posando una mano sulla spalla del vecchio domandò:
"Che dici, è pronto?".
Con un cenno del capo rispose:
"Si, lo è".
Giovanni capí che parlavano di lui. Dimenticò la stanchezza e si lasciò trasportare dall'inizio alla fine in un racconto che lo coinvolse così tanto, che non avrebbe mai potuto dimenticarlo.
Carissime lettrici e carissimi lettori, spero che il Racconto Cuore Sensibile vi stia piacendo. Per ora mi dedicherò solo a quello, mettendo in pausa gli articoli. Vi auguro sempre una piacevole lettura e un buon fine settimana 🤗
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