Racconto Cuore Sensibile Paure (Capitolo 7 parte prima)
Tisua dormiva, ed Abia riordinava la stanza dove poco prima avevano mangiato, la sentiva muoversi.
Erano proprio dei bravi schiavi, e lei trovava conforto in loro. La fede che professavano le dava conforto, pace interiore.
Si avvicinò a Itbaal e gli accarezzò la testa affettuosamente.
"Caro sai, sono preoccupata per..."
"Per la situazione, ti capisco. Non ti nego che lo sono pure io. Le voci che circolano non sono per niente buone. Abbiamo sognato la pace, una casa libera, un mondo migliore dove far crescere Tisua, ma non è così nemmeno quì, vero?".
L' intensità con cui la guardò le fece capire che era davvero molto preoccupato.
"Si. Tutto ciò mi spaventa. Per quanto tempo ancora scorrerà del sangue? Tutta questa crudeltà rende nauseante vivere. Ho paura che tra poco gli scontri diverranno sempre più duri, ed entreranno in città".
"In effetti, il nostro popolo si prepara alla guerra, si stanno armando per scacciare gli abitanti del paese. Tu conosci il monte alle nostre spalle, vero?".
"Ti riferisci a Monte Sirai?".
"Si, proprio quello. Beh, ho sentito dire che hanno già allestito una base militare".
"È terribile!" disse con angoscia Risha.
Itbaal annuì:
"Si, lo è".
Entrambi rimasero in silenzio per un po'.
Poi Risha ruppe il silenzio per prima:
"Sai, ho pregato tanto i nostri dei, ma non sembra rispondano alle mie richieste."
"E cosa hai domandato?".
"Ho chiesto loro un segno, ma ancora non ne ho visto nessuno."
Itbaal la guardò dubbioso:
"Tu credi davvero che i nostri dei possano influire in qualche modo sulla nostra vita?".
Lo guardò sorpresa poiché era la prima volta che lo sentiva parlare così. Senz'altro doveva esserci un motivo:
" Io ho sempre pensato che dei come Bes, Melqart e le altre dee, ci ascoltino e dall'alto decidano le nostre sorti. Anche tu ci hai sempre creduto, eri molto devoto a queste divinità. Perché ora dici così?".
Non le diede una risposta diretta come lei si aspettava, ma le rivolse una domanda :
"Secondo te, il popolo fuori delle mura che dei adora?".
Perplessa rispose:
"Proprio non saprei".
"In realtà, cambierà solo il nome ma la sostanza è la stessa. Ad esempio, hanno il tempio dedicato ad Antas e noi lo chiamiamo Sid. Credono in un dio della guerra, un'altro dell'amore ecc... Secondo te, quale dei due popoli dovrebbero appoggiare le divinità se in fondo sono gli stessi dei che abbiamo noi? Combatteranno contro se stessi? A favore di chi?".
"Non ci avevo mai pensato" mormorò Risha sedendosi sconfortata.
"Sai Itbaal, poco fa osservavo Obed ed Abia. Sono i nostri schiavi ma si comportano come se non lo fossero. Eppure, lavorano sodo, sono onesti, diligenti, non arroganti. Possiamo affidare Tisua e stare tranquilli che non le accadrà niente di male. Inoltre, cosa assurda in un momento come questo che stiamo vivendo, sono sereni. Come pensi sia possibile?".
"Beh, credo che in gran parte sia dovuto alla loro fede. Credono in un unico Dio. Dicono che sia il Creatore del cielo, della terra e di ogni cosa. Dicono anche che sia il solo vero Dio di tutte le popolazioni della terra, e che il suo nome sia Iahvé".
"Iahvé? Non credo di averlo mai sentito. Forse hanno ragione loro. Chissà" esclamò sospirando.
Il suo pensiero si spostò al suo piccolo:
"Hai notato come sta crescendo in fretta Tisua?".
"Ho visto, ho visto... Da quando ha iniziato a dire le prime parole, ora ripeté tutto quello che sente e non sta zitto un attimo! Tutto sua madre!" disse ridendo e abbracciandola con trasporto.
Lei di rimando rispose:
"Ma come? Non assomigliava tutto a te?".
"No, no, ti assicuro che quando si tratta di chiacchiere è tutto figlio tuo".
Dalla stanza adiacente, Abia lì senti ridere, e in silenzio rise anche lei.
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