Racconto Cuore Sensibile Un triste "onore" (Capitolo 8 parte seconda)




"È successo ciò che temevamo, vero padrone?".
Itbaal, gli occhi ancora bagnati dal pianto, guardò il suo schiavo, senza vergognarsi affatto poiché sentiva che Obed condivideva i suoi stessi sentimenti. Poteva parlare con lui liberamente era davvero uno schiavo fidato. 
Uno schiavo? No! Un'amico! Ecco in effetti cos'era! In quel momento così difficile e tragico, un amico, un amico vero era quello che più aveva bisogno.
"Obed, il vostro Dio pure desidera che gli si facciano sacrifici?".
Obed si sedette di fronte a lui e rispose:
"Si, ma non nel senso che vivi tu, padrone. I nostri sacrifici sono animali come tori, capre, piccioni, o cereali. E lo facciamo per chiedere perdono a Dio per tutti i nostri sbagli. È il nostro modo per ringraziare Dio".
Itbaal sorpreso chiese:
"Quindi, non avete mai sacrificato bambini?".
"Iahvé detesta questa pratica. La disapprova completamente, lo disgusta. Non tollera che lo adoriamo così. Purtroppo però, devo dire che anche il nostro popolo si è lasciato influenzare da popoli vicini, come il vostro adottando pratiche tremende come questa."
"Vuoi dirmi che avete sacrificato bambini solo per imitarci?".
"Nella mia valle padrone, c'è una valle, chiamata valle di Innom. Molti Re in questo luogo si sono macchiati le mani di sangue innocente, sacrificando i loro stessi figli e figlie ad altri dei. Per questa ragione ci ritroviamo a subire la punizione dovuta alle nostre cattive azioni. Dio ha permesso che fossimo deportati, ridotti in schiavitù dai popoli vicini. Io e Abia siamo nati entrambi già schiavi, ma Dio è stato buono con noi. Voi ci avete ricomprati ma noi non ci sentiamo trattati da schiavi, come è successo tante volte...".
"Chissà quanto hanno sofferto" pensò Itbaal.
"Dici che il tuo Dio disapprova tutto questo? Se è così il tuo Dio deve essere sicuramente l'unico vero Dio, Obed".
Con un largo sorriso rispose convinto:
"Ne sono più che convinto. Ma ora dobbiamo trovare al più presto una soluzione per salvare Tisua".
Ad Itbaal tornarono le lacrime, ma annuì deciso. Non tutto era perduto, sperava ancora. Quella speranza era l'aiuto che gli avrebbero dato i suoi schiavi Odeb e Abia.

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