Racconto Cuore Sensibile "Tradimento" (Capitolo 11 parte seconda)




Antonio aveva la testa che gli girava.
Il nome che aveva sentito pronunciare dai banditi, era lo stesso nome di uno dei sui fratelli.
"Che parte ha in tutto questo?" si domandava.
Intanto, l'uomo con il passamontagna e il fucile, si grattò la testa, indeciso sul da farsi. 
"Visto che ci sei tu" disse l'uomo con il coltellaccio rivolgendosi ad Antonio, "significa che P... vuole dividere con te, oppure...".
"Oppure, che P... se l'è data a gambe" finì l'altro.
"Lo dicevo io che non bisognava fidarsi! Puá!!" esclamò sputando per terra. 
L' uomo con il passamontagna rivolse il fucile verso Antonio:
"Rispondi: ha mandato te P...?".
Antonio cercò di sillabare qualche inarticolata e incomprensibile parola, beccandosi un  calcio sul fianco.
"Bene, vorrà dire che al nascondiglio accordato, ci porterai tu."
Antonio spaventato mormorò:
"Non, io non...Non so a quale posto si riferisse". 
I due aguzzini e il prigioniero, tutti e tre, lo fissarono in modo diverso.
L'uomo con il coltellaccio, sempre tenendo sotto controllo e riempiendo di minacce il prigioniero, aveva uno sguardo beffardo.
L'altro, forse il capo, pareva più ragionevole e intelligente del primo, aveva modi più guardinghi.
In ogni caso, per Antonio non faceva differenza. Sentiva di non potersi fidare ne dell'uno, ne dell'altro.
"Tuo fratello ci ha parlato di un posto sicuro. Un posto dove, per chi non conosce molto bene questa valle, risulta essere praticamente inaccessibile. Tu ci sei nato e vissuto quì, no? Non sei forse il più piccolo dei tuoi fratelli? Allora? Ti è tornata la memoria? Vuoi portarci con le buone o devo giocare con le cattive?" terminò, agitando il fucile.
Antonio osservò velocemente la situazione.
Il prigioniero si trovava ora dietro un albero, probabilmente per un bisogno fisiologico. Vicino a lui, il suo aguzzino non lo perdeva d'occhio un istante. 
Anche Antonio sentiva un'impulso fortissimo dovuto alla paura, ed ebbe il terrore di farsela sopra. 
"Io, io vi ci porterei. Ma... non mi viene in mente niente. Nessun luogo, posto... Non lo so. Davvero!".
Paternamente l'uomo con il passamontagna, gli diede qualche buffo colpetto alla spalla:
"Ma certo, certo...".
Per un attimo si illuse, ma non fece nemmeno in tempo a tirare su un respiro di speranza, che si ritrovò nuovamente faccia a terra, insultato e umiliato:
"Sai, i giovani bugiardi come te, io li mangio a colazione!" gridò l'uomo dall'aria più guardinga.
"Aspetta!" urlò Antonio, disperato. 
"Lo vedi! La memoria sta tornando proprio al momento giusto! Parla! Non ho più pazienza! E bada di darmi un posto esatto, senza farfuglii. Detesto i piagnistei!".
Antonio in una manciata velocissima di secondi, setacciò diversi posti nella sua mente. Pensava dove aveva passato le notti con suo padre, con i suoi fratelli. 
Intanto si domandava:
"Ma che bisogno aveva P... di entrare in combutta con questi banditi? Quale parte ha avuto in questo? Una guida! Di questo si tratta. Doveva fare da guida."
Un posto in particolare emerse dai suoi ricordi. Ricoperta da una folta vegetazione, così fitta che risultava assolutamente invisibile sia da lontano che da vicino, c'era, scostata di poco la vegetazione, una parete di roccia con una fessura quasi a grandezza d'uomo che, una volta attraversata con un po' di sforzo, ci si poteva ritrovare direttamente, avvolti nel buio pesto di una caverna.
"Forse conosco un posto..." disse, in realtà più a se stesso che ai banditi.
Come un automa, iniziò a camminare sperando che la direzione fosse quella giusta, e che i suoi ricordi confusi non si accavallassero gli uni sugli altri ingannando il suo pensiero e il suo tragitto.
Non si preoccupò più delle pecore, di suo padre e dei suoi fratelli. Non sentiva, o meglio, non voleva sentire i passi dietro di lui che lo braccavano, ne ancor meno pensava alla fuga. 
Ormai si sentiva prigioniero pure lui. Quale sarebbe stata la sorte di entrambi, aveva terrore di saperlo.



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