Racconto Cuore Sensibile Un'ultima avventura (Capitolo 14)
Giovanni strizzò gli occhi più volte pensando:
"Come tutto? Ci sono un sacco di domande rimaste in sospeso!".
Lo zio comprese le sue perplessità, ma cercando di non darle troppo peso:
disse battendogli il palmo della mano sulla spalla:
"Su, su, andiamo a dormire ora. Non hai sonno? Io muoio proprio di sonno. E tu Antonio?".
Infastidito, Giovanni non si trattenne:
"E il fratello traditore? L' ostaggio si è salvato o è morto? Non potete raccontarmi le cose a metà!".
Antonio scosse la testa dicendo:
"Per ora ti ho detto anche troppo. A volte Giovanni è meglio sapere il giusto, che conoscere il troppo. Ma forse, chissà! Già, chissà..." ripeté più volte allontanandosi.
"Si ricomincia come prima", pensò Giovanni, "ero ormai convinto che i misteri fossero finiti, così pure le stranezze, ma evidentemente mi sbagliavo. Non so se sia un bene o un male. Staremo a vedere!".
Sbadigliò e seguì lo zio verso casa.
In effetti, il sonno gli rendeva difficile il rientro. Quasi, quasi, avrebbe dormito all'aperto, in campagna.
Ma al pensiero che degli insetti si sarebbero potuti infilare dentro i suoi vestiti, scacciò l'idea. Si sentiva ancora troppo cittadino prima di osare tanto!
Eppure, a dispetto di tutto il sonno che pensava di avere, non riusciva a dormire.
E non era il russare dello zio che gli toglieva il sonno.
Prese un cuscino, se lo portò sopra la testa e premette forte per non sentire, ma niente.
Era ciò che gli aveva raccontato il vecchio, sia la storia di Itbaal, ma ancor di più quella dello stesso Antonio.
Soprattutto quest'ultima storia, l'aveva profondamente scosso. Voleva sapere di più!
E poi, già da giorni c'era qualcosa, qualcosa di più dolce, di timido e coinvolgente che si affacciava nei suoi pensieri rendendoli a tratti dubbiosi, a tratti esaltanti. Un nome. Bastava un nome a renderlo felice: Katya.
Se da una parte, la vacanza a Sant' Antioco incominciava a piacergli, e la lontananza da casa si era attenuata un po', dall'altra parte il desiderio di vedere anche solo per un attimo questa ragazza a cui teneva molto, era molto forte.
Pian piano gli occhi si chiusero e finalmente il sonno arrivò anche per lui.
Il mattino dopo portò una lettera inaspettata. La calligrafia era quella della madre, inconfondibile, con tratti piccoli e tondeggianti.
"Un po' come lei" pensò affettuosamente.
Un altro pensiero attraversò la sua mente poco prima di leggerne il contenuto:
"Avrebbe potuto telefonare! Ah, già è vero... I telefoni sono banditi in questo angolo di mondo."
Lo zio Efi armeggiava con delle vecchie reti da pesca, fischiettando allegramente. Ogni tanto non visto, buttava un' occhiata al nipote, soprattutto alla lettera che aveva ricevuto. Si domandava anche lui cosa contenesse. Sperava fossero buone notizie perché di brutte non sapeva che farsene...
Mentre riparava le reti che sembravano vecchie quanto lui, pensava che la compagnia del giovane non gli dispiaceva affatto. All'inizio non sapeva cosa si sarebbe dovuto aspettare, ma poi dopo i primi giorni di "conoscenza", l'attitudine del ragazzo, ben educato e curioso, avevano creato tra loro una certa complicità.
Se ora per qualsiasi ragione, fosse andato via, gli sarebbe dispiaciuto molto.
Sapeva di non essere più tanto giovane, di essere a tratti "strano", ma non era facile conciliare questa idea neanche a se stesso. Figurarsi essere trattati da "imbecilli" solo perché non si era al passo coi tempi. In realtà, da una parte avrebbe voluto, dall'altra non ne aveva la pazienza per imparare, e probabilmente neanche il tempo...
Sospirò pensando:
"Mi pare ieri che avevo la sua età!".
Stare vicino al nipote lo riportava indietro nel tempo, e si sentiva giovane anche lui.
Ma questo non l'avrebbe mai ammesso.
Giovanni nel frattempo aveva letto la lettera. Una lettera corta, che lasciava molti punti di domanda.
Zio Efi non resistette più a lungo:
"Buone notizie?".
"Beh... dal tono parrebbe di si."
Alzò gli occhi verso lo zio, e riabbassandoli subito dopo lesse:
"Caro Giovanni, come stai? Come sta lo zio? Spero che la tua vacanza si sia dimostrata un regalo più bello di ciò che volevi in realtà."
Si fermò imbarazzato. Ora che aveva gustato il mare, e la compagnia dello zio si era rivelata più piacevole del previsto, si vergognava dei suoi precedenti sentimenti.
Ma lo zio non vi badò:
"E poi?" lo incoraggiò.
"Qui tutto è come prima, almeno per quanto riguarda i tuoi fratelli e tua sorella. Giocano e ridono tutto il giorno. Sentono tanto la tua mancanza. Anche io e tuo padre la sentiamo."
Si fermò un' attimo:
"Chissà se anche Katya la sente" pensò, arrossendo.
Proseguì:
"Poco fa ti ho scritto che è tutto come prima, ma in realtà non è proprio così. Ci sono delle novità, delle importanti e felici novità. Sappi solo che ti aspettiamo per questo fine settimana perché, per questo lieto evento faremo una festicciola con i parenti più stretti e gli amici. Manchi solo tu.
Ps: saremo felici se venisse anche zio Efi, se riesci a strapparlo dal suo mare...
Un abbraccio
Mamma".
Una lettera semplice, semplice, ma che risvegliò in Giovanni, come un piccolo tsunami, tutta la nostalgia di casa.
Incontrando gli occhi dello zio vide uno strano luccichio: commozione per l'invito o paura di rimanere nuovamente da solo?
Eppure, ripeteva tante volte che a lui la solitudine non pesava.
La lettura della lettera rese lo zio nuovamente "strano".
Lasciò le reti, gli diede una grattatina sulla testa, scompigliandogli il ciuffo di cui andava così fiero, entrò in casa, si mise il cappello e scomparve per circa un'oretta, lasciando Giovanni solo con i suoi nuovi pensieri.
Quando è tutto così vago, le supposizioni sono le uniche cose che riempiono una valanga di domande senza immediata risposta.
Lesse e rilesse la lettera, chiedendosi quale fosse il lieto evento a cui si riferiva sua madre.
Pensò anche all'arrivo di un altro fratellino o sorellina.
"Beh, se non altro parla di un lieto evento! Una festicciola? È tanto tempo che non ne facciamo una!".
Pensò agli invitati e anche al posto:
"A casa non c'è spazio, mi pare improbabile che abbiano affittato un locale... Ma da tzia Filippina c'è spazio! Sarà sicuramente lì. Scommetto che non mancheranno zio Gesuino e la zia Patrizia, se c'è festa loro ci sono!".
Continuò a fantasticare sul perché, e sulla festa, sinché sentì i passi dello zio, e altri passi, avvicinarsi.
Lo zio, come aveva ben intuito, era tornato insieme ad Antonio.
Una ben strana coppia di amici. Diversi nel percorso di vita, nel fisico e nell'aspetto. Antonio si era rimesso i suoi vecchi vestiti "nuragici". Forse un'esigenza, per quanto doloroso fosse stato il suo passato, gli abiti lo tenevano in un certo qual modo ancorato a tradizioni insite in lui.
Giovanni per quel poco che aveva potuto conoscere di Antonio, lo percepiva e, cosa che non avrebbe mai accettato prima, lo rispettava. Rispettava e ammirava quel suo essere coerente a se stesso e al suo passato. Obsoleto certamente, ma non soggetto a capricciose mode passeggere.
Quando lo videro, entrambi lo salutarono da lontano con la mano.
Sembravano ambedue molto sudigiri.
Zio Efi si mise subito a preparare il caffè lasciando ad Antonio la parte del dialogo:
"Ehi Giovanni! Sei quasi di partenza eh? Tuo zio mi ha detto della lettera" gli disse Antonio sorseggiando il caffè.
"Beh... così sembrerebbe" rispose in maniera educata. Strizzando l'occhio, aggiunse:
"Eppure sento che dovrei stare ancora quì. Almeno sino a quando le storie che mi avete raccontato saranno complete".
Antonio scoppiò a ridere:
"Ehi Efisio! Lo vedi quanto ti assomiglia tuo nipote? È testardo come te!".
Giovanni non se la prese, stava per raggiungere il suo obiettivo: conoscere il proseguo della vita del vecchio.
Zio Efi fece finta di essere offeso, dicendo:
"Hai proprio passato il limite Antonio! Sai che ti dico? Questo fine settimana trovati qualcun altro da raccontare le tue storielle. Io sono stufo. Dici sempre le stesse cose vecchio gufo!".
"Questa è bella! Io dico sempre le stesse cose? E dove andresti questo fine settimana, sentiamo!".
"Con mio nipote! Si dà il caso che sia stato invitato ad una festa."
"Esatto" intervenne Giovanni per dare manforte bonariamente allo zio.
I due vecchi si guardarono e annuirono complici "allora Giovanni sappi che non c'è molto tempo. Prima di partire devi fare una cosa per noi".
Giovanni era ormai abituato alle loro "stranezze", ma questa volta lo status quò sarebbe cambiato, avrebbe dettato lui le regole del gioco:
"Va bene. Ma alle mie condizioni."
Scelse con cura le parole. Con rispetto disse:
"Mi piacerebbe conoscere tutta la storia di Antonio. La vera storia, senza tralasciare nessun particolare. Se voi pensate di fidarvi di me chiedendomi aiuto per un'ultima avventura, come mi pare di aver intuito, allora sono anche degno di conoscere e mantenere il segreto su tutto ciò che mi direte".
Un ombra, un'attimo di diffidenza prevalse sugli occhi di Antonio, durò pochissimo. Si fidava di quel ragazzo, come di suo zio.
"Va bene" disse, "ci sto".
"Ora" disse zio Efi "ciò che vogliamo che tu faccia, riguarda qualcosa a che fare con la storia di Itbaal. Devi sapere che...".
Le orecchie di Giovanni si tesero, e gli occhi gli si spalancarono per ciò che sentí e ancor di più per ciò che immaginò.
Era partito controvoglia e nostalgico, e ora non vedeva l'ora di ritornare a casa quel tanto per rivedere i suoi, conoscere la novità, far battere un po' più velocemente il suo cuore alla vista di...lei, e ritornare con zio Efi alla baracchetta e al suo nuovo "amico nuragico": Antonio.
La novità si era rivelata proprio una bella novità:
"Papà ha trovato lavoro? Che tipo di lavoro? E per quanto tempo?" chiese a voce alta alla madre per sovrastare il suono della musica.
"Beh, i particolari te li dirò domani. Sappi solo che è un buon lavoro, ed è a tempo indeterminato. Vale a dire che tu vai a scuola e ai bambini ci penso io" disse scoccandogli un bel bacio sulla guancia.
"A scuola avrò più pace che a casa" esclamò, beccandosi un affettuoso pizzicotto.
Con una nota di velata apprensione la madre gli domandò:
"E tu? Dí la verità: come ti sei trovato con lo zio?".
Giovanni cercò lo zio con gli occhi in mezzo a tanti amici, lo trovò in piedi con i fratellini intorno ad ingozzarsi di pizzette e dolciumi vari. Sorrise.
"Mamma quella che pensavo fosse quasi una punizione, è diventata in realtà la vacanza più bella della mia vita".
Piacevolmente sorpresa chiese:
"Davvero? Perché?".
Giovanni iniziò a raccontare dai suoi primi giorni di noia, alla scoperta del vecchio "nuragico", ai ricci, alla storia di Itbaal e Risha. Raccontò i particolari di come avesse aiutato lo zio ed Antonio a ritrovare, nell'oscurità dei passaggi segreti della città, la collana di Risha.
"Capisci? Erano sicuri che fosse sempre lá perché molti anni prima avevano già esplorato i sotterranei, ma quella notte preferirono nasconderla per poi tornare a riprenderla. Purtroppo però, ogni via d'accesso fu bloccata perché alcuni punti si rivelarono franosi e...".
La madre lo interruppe:
"Pericolosi, dico bene? Ora, le cose sono due: o hanno fatto dei restauri e reso il sottosuolo accessibile a tutti, oppure, come immagino sia andata, l'avventura prende il sopravvento sul pericolo" esclamò, leggermente indignata.
"Le madri! Avevo dimenticato quanto siano apprensive..." pensò.
"Dai Mamma! È andato tutto bene, e il museo ha ora esposta la sua bella collana."
La madre sorvolò, e osservò gli invitati che si divertivano. Diede uno sguardo ai bambini che si bevevano un bicchiere di coca cola dopo l'altro, e tornò a parlare con il figlio più grande.
Abbronzato era ancora più bello.
"E questo signor "Antonio" che tipo è?".
Giovanni ripensò a tutto quello che il suo amico Antonio gli aveva raccontato. Una vita dura con molti risvolti positivi e purtroppo molti altri negativi...
I dettagli decise di tenerli per se, alla madre disse solo:
"Antonio, come zio Efi, è una persona meravigliosa. Poco loquace ma di grande esperienza."
Ci pensò su un attimo e aggiunse:
"Mi piace la sua compagnia. Si, mi piace. La trovo: stimolante!".
Sua madre con orgoglio pensò:
"Che cuore sensibile ha mio figlio!".
Gli schioccò un altro bacio sulla guancia e andò ad occuparsi degli altri figli.
E brava Saretta.. Hai reso coinvolgente anche questo racconto 🤩
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